Le formelle di Giotto

Come mai la città di Firenze è diventata una delle città più importanti e potenti d’Europa nel Rinascimento?

Questa domanda è sorta durante la visita di istruzione a Firenze, e siamo stati aiutati a trovare una risposta dalla prof.ssa Mariella Carlotti al termine di una giornata in cui abbiamo visitato il complesso di Santa Maria del Fiore, il Battistero di San Giovanni e il campanile di Giotto.

Se pensiamo alle altre grandi città italiane troviamo subito una risposta: Milano è grande perché si trova al centro della più grande pianura italiana e dell’Europa meridionale, Genova è posta in un grande golfo naturale, Roma è al centro del Mediterraneo, ma qual’è il segreto di  Firenze?

Questo segreto è scritto nelle formelle disegnate da Giotto e realizzate da Andrea Pisano, in origine collocate nel basamento del campanile, oggi conservate al Museo dell’opera del Duomo. Sul campanile possiamo vederne le copie, distribuite su quattro lati. In ogni lato sono presenti sette rombi e sette esagoni.

Le formelle di Giotto illustrano i fiorentini al lavoro: astronomi, pastori, contadini, architetti all’opera. In epoca medioevale hanno messo queste formelle alla base del campanile per dire: “Il lavoro è alla base del tempo” (infatti il campanile è l’orologio della città). Ci dicono che per far diventare grande la città, hanno avuto bisogno del lavoro. Ecco la risposta: sono uomini  all’opera che hanno fatto grande Firenze!

Le formelle che descrivono i mestieri dell’uomo hanno forma di esagono per ricordare i sei giorni di lavoro di Dio durante la creazione, mentre le formelle che rappresentano le virtù hanno forma di rombo, simbolo di perfezione.

Tre formelle hanno in particolare attirato la mia attenzione:

Il lavoro dei progenitori

In questa formella è rappresentato ciò che consegue al peccato originale. Dio infatti disse: “Tu lavorerai col sudore sulla fronte”, e alla donna “Tu partorirai con dolore”. Il lavoro pare quasi una punizione, eppure è la condizione per ritrovare sé stessi. Non si deve pensare dunque al lavoro (anche la scuola) come una cosa che va contro te stesso, e questo si capisce nella seconda formella.

La pastorizia

Questo è uno dei lavori più umili, eppure il pastore sembra un re, perché prende seriamente il suo compito. Infatti la sua faccia è la stessa di Dio nelle formelle.

La viticoltura

In questa formella viene richiamato il modo in cui Dio resta sulla terra, ovvero attraverso il pane e il vino.

Questo è il significato dei lavoro per gli uomini del medioevo: un punto di incontro tra il divino e l’umano. Loro non pensavano al lavoro solo come a una fatica, ma come la continuazione dell’opera di Dio: ognuno di noi, se si mette all’opera, diventa collaboratore della creazione!

Riccardo Beccaria, 3°C

 

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