Congdon: il futuro contemporaneo

 

Mercoledì 3 Febbraio, le classi terze sono andate a visitare la mostra WILLIAM CONGDON, PIANURA LOWLANDS a Casa Testori in cui erano esposti quadri dipinti da Congdon nell’ultimo periodo della sua vita, in un percorso di continua rielaborazione personale nel riprodurre paesaggi di pianura.

Congdon nacque il 15 aprile 2012 a Providence, negli USA, e morì il 15 aprile 1998 a Milano.  Entrò nella seconda guerra mondiale nell’Opera di soccorso dei feriti, vivendo in prima persona la problematica della guerra, esperienza da cui rimase molto provato e tormentato. Quando tornò a New York nel 1947 riprese a dipingere e da questo incessante lavoro nacquero le prime esposizioni. Lasciò New York per una serie di viaggi in Italia, perché sentiva che i princìpi in cui credeva venivano sommersi da frivolezze. Insoddisfatto andò alla ricerca di qualcosa che appagasse i suoi interrogativi, viaggiando in quasi tutto il mondo e lasciando il segno della sua genialità attraverso i suoi dipinti. Tra il 1950 e il 1960 ritornò in Italia dove si avvicinò al cattolicesimo, negli anni successivi si stabilì ad Assisi e riprese a dipingere i paesaggi. Gli ultimi venti anni della sua vita li trascorse in Lombardia, presso una comunità monastica benedettina nella bassa milanese.

Nella mostra era illustrato il percorso dell’artista attraverso quadri aventi come soggetto la pianura, dipinti nella sua permanenza nella comunità monastica di Gudo Gambaredo. William Congdon dipinse varie opere raffiguranti i paesaggi circostanti, osservati dalla finestra della sua abitazione, cambiando giorno dopo giorno il suo stile per comunicare la novità che quotidianamente il paesaggio offriva al suo sguardo.

Per esempio, mettendo a confronto quadri cronologicamente consecutivi, la linea dell’orizzonte si alza e si confonde sempre di più con il cielo e i campi, fino al momento in cui scompare completamente. Inoltre, nei suoi primi quadri dipinti nella bassa milanese, il pittore americano usa materiali e segni appositi, come grumi di terra o graffi di pettine per simulare i solchi dell’aratro, mentre in quadri posteriori usa anche solo un colore, come in una tela completamente gialla in cui in un angolo la tonalità è più chiara per rappresentare il sole.

Come si è fatto in occasione dell’incontro con alcune opere di Michelangelo durante la visita a settembre all’Accademia di Firenze, così, nelle lezioni precedenti e successive alla visita della mostra di Congdon, è stata studiata la vita dell’artista e il contesto in cui ha vissuto, e si è verificato lo stretto rapporto tra l’uomo-artista e la sua opera: l’uno modifica l’altra e viceversa.

Simone Rovelli & Marco Drufuca

 Foto: Giallo con sole, post 1989, olio su pannello, 85×96 cm

 

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