San Patrignano … ci risvegliò come uno sparo

 

Il 23 settembre gli studenti di terza media, nel mezzo della convivenza di inizio anno, sono andati a San Patrignano, una comunità di recupero per ragazzi che hanno avuto problemi di dipendenza dalla droga. Grazie a questi ragazzi e alle loro storie, gli studenti del Sacro Cuore hanno potuto imparare qualcosa in più sulla vita e su come questa possa essere buttata via inseguendo qualcosa di irreparabilmente dannoso.

San Patrignano è un luogo speciale perché le persone, andando lì per curarsi dalla dipendenza degli stupefacenti, trovano l’occasione per rinascere. Il percorso che devono seguire è duro e devono restare almeno per quattro anni prima di essere giudicati idonei a vivere all’esterno della comunità. Si svegliano tutti i giorni alle sei del mattino per lavorare nei diversi settori: stalla, scuderia, grafica, mensa … non tutti i ragazzi vengono dall’Italia ma anche dall’America e da molte parti del mondo. Il più giovane di loro attualmente ha diciassette anni.

Durante la visita gli studenti del Sacro Cuore hanno trascorso l’intera giornata con alcuni ragazzi della comunità, che li hanno intrattenuti con le loro storie personali, hanno mostrato loro le diverse strutture di San Patrignano, hanno risposto alle loro domande su come e perché avevano cominciato ad assumere droghe o su come avevano fatto a lasciare la loro casa e la loro famiglia per andare a guarire da questa dipendenza che ormai li aveva resi schiavi.

All’ora di pranzo i ragazzi di terza hanno mangiato alla mensa con tutti gli ospiti, gli educatori e i volontari di San Patrignano. Impressionante il momento antecedente il pranzo: tutti si sono seduti, quando una persona ha battuto le mani tre volte, tutti sono rimasti per dieci secondi in assoluto silenzio, dopo di che si è iniziato a mangiare parlando come se fossero tutti amici da sempre.

Nel pomeriggio, nel piccolo teatro della comunità, due di quei ragazzi hanno raccontato la loro storia, ricca di particolari che hanno reso ancora più interessante il loro racconto: non si sono vergognati di raccontare come hanno iniziato la via della droga, di cosa è successo tra loro e i loro amici o di come loro stessi abbiano causato paura ai propri genitori. Alcuni di loro hanno cambiato scuola diverse volte o, addirittura, sono finiti in carcere.

Questi ragazzi che stavano sprecando nella droga la loro vita, hanno dimostrato che di fronte agli ostacoli non bisogna arrendersi, perché la vita è unica e troppo inestimabile per rovinarla.

Filippo Cima

 fotografie di Chiara Bonoldi

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