La scultura che c’è in noi

Durante la convivenza d’inizio anno i ragazzi di terza media hanno avuto l’occasione di incontrare Michelangelo visitando per prima cosa le cave di marmo di Carrara, dove tutto ha avuto inizio, poi un atelier di scultura, dove avviene il “miracolo” della scultura, e infine la Galleria dell’Accademia a Firenze, per ammirare la maestosità del David e la tensione dei Prigioni.
Questo percorso è continuato nelle settimane successive a scuola insieme ai professori, con cui i ragazzi hanno potuto riflettere più a fondo e personalmente, sia riguardo a quanto vissuto in convivenza sia riguardo all’esperienza di Michelangelo, attraverso la lettura di testi: alcune Rime di Michelangelo, passaggi del romanzo Il tormento e l’estasi di I. Stone e citazioni su Michelangelo. I professori hanno proposto queste attività affinché i ragazzi potessero conoscere che tipo di rapporto si crea tra l’artista e il marmo e anche per far capire che potere espressivo possiede questo materiale, partendo sempre dalle esperienze di Michelangelo.
Alle cave di Carrara le classi hanno visto e scoperto come avviene l’estrazione del marmo attraverso strumenti particolari. All’atelier di scultura hanno ammirato come un blocco di marmo si trasforma in una bellissima scultura: questa esperienza ha suscitato molte domande, soprattutto riguardo a come sia possibile creare opere così belle. Infine, nella Galleria dell’Accademia hanno avuto la fortuna di ammirare alcuni capolavori di Michelangelo come i Prigioni, nei quali hanno potuto osservare concretamente l’esito dell’intimità che si crea tra il marmo e lo scultore, grazie ai segni lasciati sulla pietra dai vari attrezzi dell’artista, e in particolare si sono accorti del senso di continua attesa che trasmette questo blocco di marmo, la tensione che le figure “imprigionate” esprimono nel tentativo di uscire dalla pietra, come un’imminente liberazione per scoprire la loro vera identità. Un’altra famosa opera di Michelangelo che ha sorpreso molti ragazzi è stata il David, grazie alla sua maestosità e ai suoi dettagli, indispensabili per far comprendere la reale potenza espressiva della scultura.
Michelangelo quando scolpisce entra in un continuo contatto con la pietra e di conseguenza con sé stesso perché in essa si ritrova. Michelangelo tratta la pietra con docilità e con amore, con gli occhi di una mamma e con le mani di un angelo, perché “lei” si arrende all’abilità e all’amore (Il tormento e l’estasi), la pietra è elastica e morbida. Lui ha una continua comunicazione con essa perché è “lei” che detta la scultura, ma sono le sue fatiche che la animano, così come se fossero le fatiche di ognuno di noi in ogni avventura della vita. Da Michelangelo i ragazzi hanno imparato che anche loro sono artisti di sé stessi, loro sono sia il marmo sia lo scultore, perché scolpendo nella profondità della nostra persona troviamo il vero significato di noi stessi e quindi facciamo emergere l’unicità del capolavoro che è ciascuno di noi, come accade nella fase finale delle sculture di Michelangelo.

Benedetta Citterio

A Firenze i ragazzi hanno avuto la fortuna di ammirare la bellezza del David, una delle sculture più celebri di Michelangelo. Il David è una scultura realizzata in marmo che rappresenta l’eroe della Bibbia prima che affronti Golia. Il suo corpo è in tensione, pronto a scattare. È possibile notare alcuni particolari della statua come le vene del corpo che sporgono o la pietra che ucciderà Golia tenuta nella mano destra che è particolarmente grande. Mentre sulla spalla sinistra è appoggiata la fionda che guiderà al colpo mortale. La statua è realizzata in marmo bianco ed è alta 517 cm. Il David sembra la cosa più maestosa del mondo: gigante e imponente. Si trova in una sala dell’Accademia, davanti a tutti sfoggia la sua bellezza, illuminato dalla luce di una cupola.
Rientrati a scuola, i ragazzi hanno approfondito il lavoro iniziato in convivenza studiando la vita di Michelangelo e analizzando poesie dell’autore stesso oltre ad altri testi su di lui. Questo lavoro li ha costretti a una immedesimazione con il grande artista.
Inoltre alcuni di essi hanno avuto l’opportunità di preparare una rappresentazione teatrale su questo argomento in vista dell’open day della scuola. Lo spettacolo li ha aiutati a entrare ancora di più nei sentimenti che Michelangelo provava mentre scolpiva il David. Grazie a questo percorso gli studenti hanno capito che la pietra per Michelangelo aveva qualcosa di misterioso e che Michelangelo era spinto dall’amore, era innamorato della figura umana, della bellezza vivente. Inoltre, hanno compreso che per essere uno scultore, un’artista, non basta studiare e conoscere la materia dal punto di vista scientifico, ma bisogna amarla perché se la ami lei ti risponde, comunica con te. Se non ami non arrivi da nessuna parte. Ogni blocco di marmo contiene già in esso una forma: con pazienza e tanto lavoro puoi scoprire che cosa nasconde, “sprigionando” una figura viva, come il David.

Carlotta Maria Salvà

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