La novità di Barcellona

Luce, colore, vita, amore, riflessi, profumi … parole che mi portano in una sola città: Barcellona. L’uscita didattica a Barcellona si è rivelata l’occasione di entrare dentro una nuova realtà, nuove usanze e tradizioni, nuovi colori e nuove prospettive.

Qual è l’origine di tanta novità?

In questo caso la novità ha un volto: Gaudì.

Gaudì ha lasciato un’impronta decisiva nella sua Barcellona, talmente decisiva da renderla unica, un’intera città che seduce il suo spettatore mirabilmente, con le sue linee curve e con le sue forme ardite “la linea retta è quella degli uomini, quella curva è quella di Dio” e con i suoi colori decisi; è una città che rappresenta la sfida di un uomo che è stato capace con la sua immaginazione, secondo me da Dio ispirato, di  andare oltre di sfidare il tradizionale modo di concepire la realtà, di trasformare, rendendo originale, tutto quello che toccava.

Gaudì fu costretto a vivere gran parte della sua infanzia a letto a causa di una malattia. Tuttavia la stanza in cui era costretto a passare le giornate non rappresentò un limite, una prigione, ma una sorta di osservatorio. Infatti grazie ad una grande finestra affacciata su un giardino, Antonì iniziò ad allenare precocemente quella sua capacità di osservazione della realtà naturale, che segnerà in modo decisivo la sua opera futura. Gaudì non l’osserva solamente, la studia, e inizia a scoprire che proprio lì si nascondono regole matematiche, forme geometriche dalle più semplici alle più complesse.

Oltre allo studio in università e all’attenta osservazione della natura, Gaudì impara grazie all’esempio di suo papà, artigiano, quell’attenzione ai particolari capaci di fare la differenza, che poi si vedranno espressi nella facciata della Natività della Sagrada Familia. Gaudì trova la forza per far emergere il meglio di sé stesso tramite le opere anche grazie a una grande fede in Dio, e sarà questa sua sicurezza, questa fonte di conforto, che gli infonderà l’ardimento per ogni suo progetto.

L’approccio di Gaudì all’arte è nuovo, un nuovo che affonda le sue radici nella tradizione passata, fatta di numeri, di antichi teoremi, tradotti poi in una architettura del tutto originale, legata alla sua storia di bambino, di figlio, e poi di cultore della bellezza, una bellezza che è anche funzionalità. Che dono! Poter segnare così profondamente la storia!

Sono stato letteralmente catturato dalla capacità straordinaria di questo artista, in particolare nella sua opera più grande, diventata simbolo di Barcellona: la Sagrada Familia. Mi ha catturato l’armonia con cui Gaudì raccoglie la luce e la sua diffusione che permette di fare un gioco di ombre, rendendo ancora più suggestivo l’interno della chiesa.

Gaudì si è reso strumento di un miracolo che ha preso corpo dalle sue mani, dai suoi disegni, dai suoi studi, dalla sua capacità di osservazione, e lo ha reso fruibile per il mondo intero, compreso me, perché possa anch’io imparare da lui, ad intercettare il divino in un’opera umana!

Che grande testimonianza!

Anch’io vorrei avere una certezza così, e fare della mia vita, qualunque sarà il mio compito, un capolavoro. Qui capisco che essere originali significa essere sé stessi, essere fedeli a quel compito per cui si è stati creati.

Tratto dal lavoro di approfondimento per l’esame orale di Federico Mazzitelli

© Fondazione Sacro Cuore

Made by MEKKO.ch