Alle origini di Milano

In questo primo trimestre le classi prime sono state in visita per le vie del centro di Milano con due mete: il Museo Archeologico e la basilica di S.Ambrogio. Gli scopi di questa uscita didattica sono molteplici: conoscere la città ai tempi dei Romani, approfondire la figura di S.Ambrogio e osservare le caratteristiche della basilica romanica a lui dedicata per  comprendere il linguaggio simbolico  del Medioevo.

Al Museo Archeologico

Arrivati al Museo Archeologico siamo stati accolti dalla guida che ci ha mostrato una lapide sulla quale risaltava una scritta: Lapis Primarivs 1503. Questa data si riferisce alla ricostruzione della adiacente chiesa di San Maurizio, convento di suore benedettine, oggi passaggio obbligato per arrivare alle torri romane. Siamo saliti sulle torri e da lì abbiamo capito in quale parte di Milano ci trovavamo. Appena scesi dalle torri, la guida ci ha spiegato in che epoca erano state costruite e da chi erano state utilizzate nel tempo: le strutture, inizialmente costruite dai romani, nei secoli erano diventate parte di un monastero.

Successivamente ci siamo spostati davanti a un plastico e abbiamo scoperto diverse cose. Milano venne conquistata nel 222 a.C. dai Romani; nell’89 a.C. venne concessa ai suoi abitanti la cittadinanza latina. Inizialmente Milano era solo un castrum: la parola castello deriva proprio da questa parola latina, che significava accampamento militare.

Diocleziano nel 286 d.C. pose Massimiano come augusto per governare la parte occidentale dell’Impero Romano, e Milano ne divenne la capitale. Massimiano, che era un uomo militare, dal momento che l’Impero era minacciato dall’avanzata dei barbari, fece immediatamente rinforzare le mura. A quell’epoca risalgono inoltre il Circo Massimo, il Circo, le Terme Erculee, l’horreum (il granaio) e il Palazzo Imperiale. Per far spazio a queste costruzioni, il perimetro delle mura venne ampliato. In epoca imperiale Ambrogio, vescovo della città, fece costruire quattro chiese lungo le principali vie d’accesso, disposte a croce nella pianta della città.

È stato molto interessante poter notare la sovrapposizione degli elementi architettonici: gli studenti di prima hanno potuto infatti capire che la città di Milano ha vissuto diverse epoche, che è possibile conoscere osservando con attenzione i monumenti che la storia ha lasciato.

Margherita Busani

Alla basilica di S.Ambrogio

La prima parte della visita alla basilica di S.Ambrogio si è svolta nel quadriportico. Abbiamo ammirato la sua struttura e i capitelli che raffigurano animali, creature fantastiche, piante e persone. Ci siamo resi conto che in molte scene ci sono figure maligne, infatti il quadriportico rappresenta la vita dell’uomo piena di ostacoli e di fatiche che nel porticato viene rappresentata come un bosco o una foresta. Per questo sui capitelli si vedono animali feroci che divorano le prede e altre belve maligne.

Anche il bene fa parte della nostra vita: per ricordare questo, sono state raffigurate pecore e agnelli, che sono animali mansueti, arieti, animali forti e possenti, capaci di guidare il gregge, come Gesù guida il suo popolo. Queste figure possono essere ammirate all’ingresso della basilica; trovandosi infatti vicine alla fonte di bene più grande, le creature intorno sono docili e calme.

Il primo nome che venne assegnato alla basilica di Sant’Ambrogio fu Basilica Martyrum, perché nella cripta sono deposti i corpi dei martiri Gervaso e Protaso; con loro riposa anche Ambrogio, vescovo di Milano.

Ci ha colpito l’altare della chiesa, in legno ricoperto da lamine d’oro o d’argento, su cui sono scolpite a sbalzo scene che raffigurano la vita di Gesù e di S.Ambrogio, mentre sui lati abbiamo ammirato due croci gemmate. Nell’abside abbiamo osservato un mosaico che raffigura Cristo sul trono con intorno angeli e santi.

Grazie a questa uscita gli studenti di prima hanno potuto comprendere meglio il linguaggio dell’arte medievale, riconoscendo il significato di alcuni simboli cristiani e, attraverso di essi, il significato che gli uomini di quel tempo attribuivano alla loro vita.

Cecilia Sturaro

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