Alla ricerca della storia dell’ambiente

 

Le classi prime medie, in visita d’istruzione a Castell’Arquato il 24 maggio scorso, hanno avuto l’occasione di approfondire l’argomento di scienze relativo alla scoperta dei fossili e allo studio delle ere geologiche. Il percorso si è articolato tra la visita al Museo Geologico e l’escursione nel Parco del Piacenziano alla scoperta di un territorio che, circa 3,5 milioni di anni fa, era coperto dal mare. Gli alunni hanno fatto direttamente esperienza della ricerca di resti fossili nel greto del torrente Arda e hanno osservato i resti fossili classificati e ben conservati al Museo Geologico Giuseppe Cortesi.

 

“Io, facendo parte del primo gruppo, sono andata inizialmente verso il torrente Arda alla ricerca degli ambienti e dei luoghi dove si possono trovare i fossili. Per arrivare al torrente una guida naturalistica ci ha condotto attraverso un sentiero ripido nella natura con fiori e piante protette, poi siamo arrivati a destinazione. La nostra guida ci ha spiegato come avviene il processo di fossilizzazione, in quali ambienti si trovano i fossili e qual è stata la scoperta più importante fatta in quella zona: un fossile di balenottera. Finita la spiegazione, la guida ci ha lasciato del tempo per cercare conchiglie intrappolate nell’argilla e nelle rocce e fossili. Ho trovato delle conchiglie di gasteropodi; questi ultimi si potevano ritrovare in grande quantità sotto il calanco, vicino al torrente o negli strati d’argilla.

Questa esperienza mi ha fatto comprendere tante cose che prima mi erano sconosciute: ad esempio che le conchiglie fossili non si possono tirare fuori dall’argilla perché sono resti importantissimi della storia dei viventi e sono molto fragili, oppure che le conchiglie si trovano molto vicino al torrente e alle zone bagnate, che le forme delle conchiglie appartenenti a antichi molluschi possono essere molto varie e particolari …

Al Museo Archeologico, situato nel borgo di Castell’Arquato, la nostra guida ci ha spiegato molti aspetti interessanti a riguardo dei viventi che hanno abitato queste zone tantissimo tempo fa, in particolare mi hanno colpito i resti fossili della balenottera, il calco dell’Archeopteryx, l’uccello più antico mai ritrovato, e l’insetto intrappolato nella resina. La balenottera è il ritrovamento più importante di questa area geografica. Si tratta di una specie che ha subito varie evoluzioni: alcuni scienziati affermano che essa si è evoluta per poter vivere sulla terraferma ma non completamente, per nutrirsi per esempio doveva sempre essere nel mare.

In questo percorso ho imparato molte cose che non sapevo. Mi ha colpito, in particolare, il processo di fossilizzazione perché è straordinario il fatto che degli animali vissuti milioni di anni fa possano essere ancora conosciuti e visti da noi attraverso questo processo. Senza questi resti noi non avremmo mai potuto scoprire l’evoluzione del nostro pianeta.”

Beatrice Bidoggia

 

“Sul fiume io e il mio gruppo, sotto la guida di un vero escursionista e dei professori, abbiamo cercato delle conchiglie, in particolare di gasteropodi e bivalvi. C’è stato chi ha trovato conchiglie belle e grandi o, come me, chi ha trovato conchiglie belle ma piccole vicino all’argilla. Io mi sono molto divertito anche se ho impiegato energie e tanto tempo per trovarle: due bivalvi e due gasteropodi. Ho capito che per diventare paleontologi bisogna essere degli abili e acuti osservatori e avere molta pazienza. Ho scoperto che lungo il torrente Arda sono stati ritrovati anche resti di orsi, rinoceronti e altri grandi animali che abitavano queste zone in tempi successivi alla presenza degli animali marini.

Ho capito anche come è avvenuta l’evoluzione della balena e ho scoperto che la balenottera conservata al museo è un fossile-guida. I fossili guida servono ai paleontologi come punto di riferimento per poter capire in che era geologica sono vissuti i viventi, i cui resti fossili sono stati rinvenuti vicino al fossile guida, e quindi servono per datare la durata e il luogo della vita dei viventi che hanno abitato e abitano tutt’ora la nostra terra.

Il fossile che mi ha colpito di più nel museo di Castell’Arquato è quello dello scheletro di Lucy, una ricostruzione di questo noto Austalopiteco. Lucy era una donna vissuta tanto tanto tempo fa, molto diversa da noi, il suo nome proviene da una canzone di una band musicale, i Beatles, che ascoltavano gli scienziati che per la prima volta ritrovarono quei reperti fossili. Quando lo avevo studiato alle elementari ne ero rimasto colpito e quando l’ho visto con i miei occhi, lì al museo, è stata una grande sorpresa.

In questo percorso ho compreso più a fondo come si formano i fossili e il difficile ma interessante lavoro del paleontologo. Mi è piaciuto andare in gita, perché ho capito meglio cosa sono i fossili e ho potuto vederne tanti e trovarne alcuni. Soprattutto mi ha colpito il fatto di poter vedere dal vivo la copia del calco dell’uccello più antico (archaeopteryx) che avevamo già studiato a scuola.”

Gianpaolo Gandini

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