L’Ave Maria di Michelangelo

Nel corso della visita al Castello Sforzesco le classi seconde hanno avuto la possibilità di ammirare la Pietà Rondanini. Si tratta di un’opera incompiuta che Michelangelo realizzò nell’ultimo periodo della sua vita, ormai anziano. Si dedicò a questo lavoro in più tempi, finendo per ritoccare in modo essenziale l’opera inizialmente concepita. Si tratta quindi di una scultura che esprime il travaglio interiore, la continua ricerca e insoddisfazione dell’autore.

A differenza della Pietà della basilica di S. Pietro in cui prevale la dimensione orizzontale, la Pietà Rondanini è caratterizzata da un movimento verticale. Dal davanti notiamo che Cristo deposto dalla croce è sostenuto da Maria. Osservando l’opera di lato, l’andamento curvilineo e lunare fa notare che Cristo sostiene reggendo sulle sue gambe lunghe il corpo della Madre.

Dall’indagine dei particolari dell’opera notiamo la profonda compenetrazione tra i due corpi. La spalla destra e un tratto del petto della figura di Cristo diventano il braccio sinistro della Madonna. Il corpo di Gesù viene ricavato dalla spalla della Vergine. Questa fusione tra la Madonna e Gesù si manifesta anche da un punto di vista spirituale: il volto della madre di Cristo porta impresso il dolore della passione del figlio.

La dinamica verticale della scultura imprime nel contempo un movimento verso il basso e uno verso l’alto. Nel primo pare che la Madonna adagi con un gesto profondamente materno e sorregga il corpo esanime del figlio al proprio grembo. Con il secondo si esprime la tensione verso l’alto: è evidente il richiamo alla resurrezione. La morte, condizione della vita nuova, trova il suo compimento nella vittoria sul limite umano.

Mi colpisce il fatto che questa duplice tensione sintetizza per certi aspetti il percorso umano ed è mirabilmente espressa nelle parole dell’Ave Maria. Se la vita di ognuno di noi comincia dal grembo di una donna, nello stringere Cristo morto a sé, la Madonna riconduce il corpo del proprio figlio là dove aveva avuto inizio. In questa tensione del tornare, Cristo incarna l’esperienza di ogni uomo. Ma c’è di più: in quanto Redentore, Egli sostiene l’umanità, incarnata nella persona di Maria. Quest’opera allora realizza le parole finali dell’Ave Maria, in cui si chiede alla madre di Cristo e madre nostra di pregare per noi e raccoglierci nell’ora della nostra morte.

Forse la bellezza di questa scultura sta anche nel fatto che esprime la preghiera di Michelangelo.

Alessio Zamponi

Il più profondo e indissolubile legame

La Pietà Rondanini è una scultura di Michelangelo Buonarroti, che raffigura il momento in cui la Madonna sorregge il corpo di Cristo morto.

Questa scultura, che sembra non essere conclusa, mostra diversi segni del fatto che il progetto sull’opera è stato modificato dall’artista stesso più volte, come si può notare dalla presenza di un braccio in eccedenza posizionato a destra rispetto al corpo di Gesù. Probabilmente, in passato, Michelangelo fece diverse prove e decise di lasciare alcuni resti, come il braccio, per testimoniare i vari cambiamenti.

La scultura si sviluppa totalmente in verticale. Il corpo di Cristo si colloca davanti rispetto a quello di Maria, infatti le gambe della Madonna quasi non si vedono, mentre quelle di Gesù sono ben definite. Le due figure sembrano fondersi perché lo scultore decise di annullare la distanza tra Maria e Gesù, volendo quindi unire il corpo della madre a quello del figlio. Infatti, la mano sinistra della Madonna è come se facesse parte del corpo di Cristo, riuscendo addirittura a sostenerlo da sotto il mento.

Guardando la scultura frontalmente è ben visibile che la Madonna sostiene il corpo di suo figlio appena morto in croce, mentre se la si guarda lateralmente, la struttura cambia, infatti non è più Maria a sorreggere Gesù, ma è quest’ultimo che solleva sua mamma. Da un lato, questo fatto denota che vi è un forte legame umano, infatti Maria aiuta suo figlio a rimanere “in piedi”, mentre, dal punto di vista divino, Gesù salva la Madonna, che rappresenta l’umanità intera. Questo rapporto, dunque, può essere definito “sostegno reciproco”, “scambievole aiuto”. Inoltre, la fusione fra i due corpi comunica anche il desiderio di Maria di riportare in grembo il suo bambino, di custodirlo ancora dentro di sé, proteggendolo.

Osservando la scultura più da vicino, si può notare un altro dettaglio: la spalla destra di Maria è servita a Michelangelo per creare la testa di Gesù. Di nuovo, in questo modo vengono messi in luce l’unità e l’amore della Madonna verso Cristo e viceversa.

Ilaria Bertoncello

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