La particolarità dello studio della geografia in terza è proprio lo sguardo di apertura sul mondo. A partire dalla morfologia, orografia e idrografia di un continente passiamo alla conoscenza della sua storia e delle questioni di attualità che la interessano. Così, noi studenti di terza, abbiamo iniziato a studiare l’Asia, soffermandoci su Taiwan e ciò che ancora oggi è una tematica di importanza internazionale, cioè il suo riconoscimento.
Per approfondire meglio la sua storia, i professori hanno invitato qui a scuola don Emanuele Silanos, un sacerdote che è stato diversi anni in missione a Taiwan, nella città di Taipei. Più che raccontarci la storia politica di questo paese, ci ha parlato della sua esperienza di vita lì.
Tutto inizia per don Emanuele grazie a un film che si intitola “Vivere!” attraverso cui il mondo cinese è entrato a far parte della sua vita evidenziando da subito una grande differenza rispetto alla cultura europea, ma in lui era anche chiaro come il desiderio di bene e di felicità fosse lo stesso che viviamo noi. Una grande differenza che emerge nel film è sicuramente la questione religiosa: i cinesi hanno religioni politeiste o in cui l’imperatore era venerato come un dio. Per spiegarcelo don Emmanuele ci ha fatto vedere un’immagine di un imperatore cinese e ci ha raccontato la sua storia.
Alla corte di questo imperatore c’erano dei gesuiti missionari che erano anche i suoi “consiglieri”. Al sovrano piaceva molto sentirli parlare di materie scientifiche e umanistiche, ma alcune volte parlavano anche del cristianesimo e del loro rapporto con Dio. Un giorno li mandò a chiamare e pose loro una domanda: “se è vero che il vostro Dio è Dio di tutti gli uomini, perché per millenni in Cina non è arrivato il Cristianesimo?” I gesuiti gli risposero che neanche loro avevano conosciuto direttamente Gesù, ma gli era stata raccontata la sua vita da persone che a loro volta l’avevano sentita raccontare da altri, e così via.
Grazie a “Vivere” e un altro film intitolato “Mangiare, bere, uomo, donna” nasce in lui il desiderio di andare in Oriente. Don Emanuele inizia a chiederlo spesso al suo superiore, che però gli aveva chiesto di essere suo segretario. Un giorno partono insieme per andare a trovare dei loro confratelli preti a Taipei: l’impatto con la città, di cui riconosceva i luoghi dei film, è stato per don Emanuele come sentirsi subito a casa. Al termine di questo viaggio il suo superiore decide di mandare don Emanuele in missione lì.
A Taiwan Silanos incontra delle realtà che gli sono familiari e altre che invece sono molto diverse dalla sua quotidianità. Una di quelle che ci ha raccontato è l’esistenza a Taipei di è uno dei grattacieli più alti al mondo, che è dedicato al Dio Denaro, e per i cinesi ha una grande importanza. Inoltre, la sua altezza conferma la grandezza e la considerazione del dio nella città.
Un altro aspetto che ci ha estremamente colpito è la composizione religiosa della popolazione di Taiwan: il 99% è buddista o taoista, l’1 è cattolico. C’è un periodo dell’anno in cui i taiwanesi fanno molti “rituali” perché hanno delle superstizioni, che per noi sono molto strane e magari possiamo pensare che siano senza valore. Uno di questi è bruciare i soldi finti: secondo la loro tradizione, bruciandoli, vanno nell’aldilà dai parenti morti e permettono loro di comprarsi le cose di cui hanno bisogno. Un’altra “superstizione” è che per alcuni giorni all’anno non si possono fare certe cose perché gli spiriti maligni escono dalle loro prigioni e si aggirano per la città. Il loro numero sfortunato è il 4 perché la sua pronuncia ricorda la pronuncia di “morte”.
Per don Emanuele gli incontri fatti a Taipei sono stati significativi e decisivi per la sua vita. Uno di questi è la storia di un ragazzo cinese, che, dopo la morte di un suo caro amico capisce che le cose sono destinate a morire e i rapporti finiscono, così deludono e illudono chi li vive. Per questo motivo decide di rimanere da solo. Leggendo le lettere di Van Gogh a Theo però, ritrova il carattere del suo amico e capisce che non riesce a fare a meno di una vera amicizia. Così a Taiwan prende lezioni di italiano, perché è molto incuriosito dalla nostra cultura. Conosce un professore di italiano che lo invita a fare un incontro con loro, dove inizia a interessarsi della vita di Gesù. Capisce che ne vuole sapere di più, quindi decide di fare un viaggio a Roma, dove va a vedere un quadro di Caravaggio, la chiamata di San Matteo. Capisce che l’unica amicizia che dura per sempre è l’amicizia con Dio.
Un altro episodio che ci ha colpito è l’incontro con Mimi, una bambina amica che era nata quando Silanos era arrivato a Taiwan. Nella sua casa ci sono molti bambini che entrano nel giardino, perché lì possono giocare in pace. Una di queste bambine che il don conosce da quando è piccolissima è proprio Mimi. Un giorno il don stava parlando con un suo amico e Mimi lo ha chiamato per fargli vedere come scendeva dallo scivolo. Dopo alcune volte che l’ha guardata e si è complimentato con lei, è tornato dall’amico. Mimi era molto triste perché voleva che la guardasse ancora e ha detto: “Se tu non mi guardi, che senso ha che io scenda dallo scivolo?”. In quel momento Silanos ha pensato che l’unico a cui interessa sempre tutto ciò che facciamo è solo Dio, e Mimi desiderava essere guardata come ci guarda Dio.
Ciò che mi ha impressionato è che nella sua esperienza a Taiwan si è sentito a casa, perché ha incontrato persone aperte che non lo consideravano uno straniero ma un amico.