Maria Acqua Simi, una giornalista esperta nello studio di queste terre, ha iniziato presentandoci un episodio che ha colpito e sconvolto tutto il mondo, in particolare quello sportivo: da pochi giorni sono iniziati i Mondiali di calcio in Qatar, e gli occhi sono stati puntati sulla partita tra Inghilterra e Iran. All’apertura della partita, quando sono state presentate le squadre, i giocatori Iraniani hanno deciso di non cantare il proprio inno, tra lo stupore e l’ammirazione degli spettatori. Questo gesto è stato fatto come ribellione al governo iraniano, in seguito all’uccisione di Mahsa Amini. Secondo la polizia morale la ragazza non indossava correttamente il velo, per questo è stata arrestata dalla polizia e pochi giorni dopo è stata trovata morta. Da quel momento tutto il popolo si è ribellato contro questo fatto scendendo in piazza a protestare, in particolare le donne, che da anni in Iran sono messe sempre in secondo piano. Possiamo dire quindi che questa situazione di protesta si sta trasformando in una vera e propria rivoluzione. La polizia però è intervenuta, rispondendo con atti di violenza, sparando sulla folla e arrestando centinaia di persone. Questo metodo viene usato spesso dai governi che vogliono zittire il popolo, usando la paura come strumento di intimidazione.
Maria Acqua ci ha fatto ragionare su questa situazione, in particolare sulla domanda “Perché proprio ora il popolo iraniano si ribella?”. Già nella storia dell’Iran ci sono state delle rivoluzioni che hanno cambiato radicalmente il paese, come il passaggio dal regime dello Scià alla repubblica islamica teocratica dopo la rivoluzione del 1978. Abbiamo pensato che le persone possono essere scontente di alcuni fatti che accadono nel proprio paese, ma che spesso c’è un fatto in particolare che fa degenerare la situazione, che la fa “esplodere”.
Mahsa era una ragazza ventiduenne di etnia curda. I curdi in Iran sono sempre rimasti ai margini della società, maltrattati e non considerati. Alla sua uccisione si sono ribellati i curdi, ma anche gli abitanti di tutte le altre etnie: i cristiani, gli sciiti… tutti gli iraniani si sono uniti con un unico grido. Grazie al coraggio di una giornalista che ha raccontato la storia di Masha e per questo è stata rapita e attualmente è ancora scomparsa, molti cuori si sono riaccesi nel desiderio di poter affermare con libertà ciò che desiderano.
A proposito di questo argomento, infatti, si stanno scatenando varie polemiche anche nel resto del mondo, soprattutto sui social. Vari influencer si schierano a favore della causa iraniana con dei gesti simbolici, ma forse questo non basta a noi né per informarci, né per conoscere davvero ciò che sta accadendo.
L’incontro con Maria Acqua ci ha permesso di scoprire di più della storia dell’Iran, ma anche di alcuni nodi del Medioriente, ancora oggi irrisolti e pieni di tensioni.
Questo incontro mi ha aiutata a capire meglio la situazione in Iran, perché spesso di queste notizie così importanti ci sono varie interpretazioni che ci confondono, o alcune addirittura false. Per questo è sempre un bene, quando si hanno dei dubbi, informarsi da delle fonti attendibili e farsi un’idea solo dopo avere capito ciò di cui si tratta veramente. Sono rimasta molto colpita da questo fatto perché credevo che ai giorni nostri queste cose non accadessero più, mentre mi sono accorta che succedono fin troppo spesso ingiustizie simili, anche in paesi “sviluppati” e vicini a noi. Credo che siano cose che ci dovrebbero interessare non solo perché sono notizie “che vanno di moda”, ma perché sono problematiche che ci aiutano a capire la storia dei paesi e le loro situazioni odierne che parlano anche a noi e alla nostra vita.
Diletta Dindelli
Questo incontro mi ha colpita perché mi ha permesso di capire che le esigenze e i desideri degli Iraniani, anche se in contesti e condizioni diversi, sono gli stessi che ognuno di noi ha: giustizia, amore, diritto, felicità, bellezza… A questo proposito Maria Acqua ci ha raccontato dell’incontro con un uomo, ad Aleppo, che vedendola piangere davanti alla distruzione della città in cui si trovava, le ha offerto un tè, proprio perché condivideva il suo desiderio di bellezza e il suo bisogno di compagnia.
Caterina Chiesa