Siamo partiti da una domanda: cosa vuol dire costruire la pace? Com’è possibile per noi?
Così ha incominciato a raccontarci del suo lavoro e della situazione in Medio Oriente, in particolare in Siria dove attualmente è in corso una guerra iniziata nel 2011.
In Medio Oriente i difficili rapporti tra diverse religioni sono causa di tensioni da molti secoli. Non mancano però episodi di convivenza e rispetto come nel 1219, quando San Francesco incontrò il sultano Malek Al-Kamal e gli chiese di sospendere la guerra, cercando di convertilo. Il sultano non si convertì ma, nonostante ciò, colpito dalla sua fede, non uccise Francesco e concesse ai frati francescani di raggiungere la Terra Santa. Per questo sono ancora presenti in Siria e svolgono un ruolo fondamentale nella sopravvivenza della popolazione durante la guerra.
Questa inizialmente era nata come protesta contro il regime di Assad, che è ancora un presidente autoritario e che limita la libertà. Successivamente sono sorti scontri armati, contesto in cui l’associazione terroristica ISIS si è inserita instaurando uno stato in Siria. Inoltre, a nord i Turchi, i Curdi e gli Americani, possiedono giacimenti petroliferi e in più dal 2015 la Russia appoggia il governo siriano. Giacomo Gentile ci ha presentato la complessità del contesto in cui vive la popolazione siriana da molti anni, in balia di potenze e interessi stranieri che impediscono il miglioramento della situazione. Per questa instabilità durante i mondiali di calcio molti ragazzi siriani sono scappati in Qatar che è diventato una meta di fuga grazie alla sospensione dell’obbligo del visto.
Un esempio dei progetti di cui si occupa l’associazione per cui lavora Giacomo consiste nell’aiutare la popolazione che vive costantemente in una emergenza energetica. Il principale fornitore di gas e petrolio per la Siria era l’Iran che però ha ridotto del 40% le esportazioni: per questo Pro Terra Sancta è intervenuta costruendo dei pannelli solari sopra le case e garantire un minimo di luce elettrica alle abitazioni di Aleppo.
Siamo rimasti inoltre molto colpiti da una fotografia che Giacomo ci ha mostrato di un crocifisso distrutto dagli spari dei miliziani dell’Isis in una chiesa ridotta in macerie. Le parole dei frati francescani rimasti ad Aleppo sono per noi un segno di grande fede e speranza: “Ci hanno seppellito ma non sapevano che eravamo dei semi”.
Inoltre, l’associazione è intervenuta nell’aiuto dei bambini orfani di padre o senza genitori, probabilmente abbandonati perché figli di terroristi attraverso la creazione di un luogo in cui potessero sperimentare di essere voluti bene. Anche l’autorità religiosa islamica vedendo questi bambini di cui i francescani si prendono cura hanno sostenuto l’apertura di questo centro: il FRANCISCAN CARE CENTER. Le madri dei ragazzi vedendo i propri figli felici, spesso chiedono: “Com’è possibile che abbiate a cuore i nostri figli?”
Anche i ragazzi dai 9 ai 10 anni che lavorano tutto il giorno per mantenere la famiglia hanno bisogno di essere istruiti. Così è nata una scuola ambulante (un pulmino dove per un’ora fanno scuola) che gli permette di studiare e lavorare alternandosi. Questo perché spesso i ragazzi poveri sono costretti a rubare e vengono messi in carcere per mesi o addirittura per anni.
Questo incontro mi ha colpito perché mi ha permesso di porre a me stessa la domanda “Come è possibile per me costruire la pace?”. Partecipando alle merende e cucinando per quella di giovedì mi sono accorta che lo stavo incominciando a capire. Mi ha colpito molto come le persone che vivono in guerra, di cui ci ha parlato Giacomo Gentile, avessero una speranza in noi. Un frate francescano era riuscito a uscire dal suo paesino per andare a Roma dove aveva raccontato al Papa quello che vivono in Siria lui e le persone della sua comunità. Il Papa si era messo a piangere e quel pianto aveva fatto capire ai siriani che il loro dolore era capito: “il Papa piange per noi!”.
Caterina Chiesa, 3C
Una cosa che mi ha molto colpita è il fatto che bambini e ragazzini per lavarsi o d’estate per rinfrescarsi, si lavavano in pozze di fango, utilizzavano le più grandi che riuscivano a trovare, di solito erano crateri non troppo profondi formati da bombe inesplose, che durante piogge e alluvioni si erano riempite di acqua sporca e di fango. Ma ovviamente l’associazione Pro Terra Sancta ha pensato anche a questo e alcuni fondi hanno aperto nel loro centro una piscina pubblica dove bambini, ragazzini e donne potevano rinfrescarsi, lavarsi ma soprattutto divertirsi insieme. Questo gesto ha commosso molte madri e bambini che confessarono di non essersi mai divertiti così tanto prima d’ora.
Lucia Guiso, 1C
Ho trovato questo incontro molto significativo perché ho potuto veramente capire in realtà cosa sta succedendo nel mondo e da cosa queste “catastrofi” hanno avuto origine. Quando lui ha raccontato come loro aiutano i siriani, che cosa fanno e che cosa costruiscono insieme ai frati francescani, mi sono sentito inutile. Giacomo però ha detto che anche noi abbiamo contribuito ad aiutare queste persone, attraverso la merenda solidale; infatti, i soldi con cui abbiamo comprato la merenda, serviranno per comprare il cibo per queste persone. Ho provato a immedesimarmi in loro durante il durissimo periodo di covid-19, sicuramente avranno sofferto molto e si saranno trovati in una situazione di grandissima difficoltà questo perché la Siria aveva già dei problemi interni. Tu che stai leggendo da una mano a Pro Terra Sancta donando dei soldi per sostenere queste persone.
Niccolò Bisi, 2A
Una parte che mi ha colpito è stata quando Giacomo Gentile è andato nelle scuole e ha visto dei disegni di bambini che si trovavano sotto un tavolo, a fare i compiti o a giocare, per proteggersi dalle bombe, oppure il fatto che c’erano dei bambini che nelle foto sorridevano anche se non erano nelle miglior condizioni. Alcune volte noi ci lamentiamo per cose inutili e se ci mettiamo in confronto a loro, hanno molto di più di noi da lamentarsi ma non lo fanno e mostrano sempre il sorriso.
Lucrezia Bellanova, 1B
Questo incontro mi ha aiutato perché mi ha fatto capire che in questi anni per via della catastrofica guerra civile molte persone non hanno potuto vivere normalmente la vita, inoltre molti di loro soprattutto ragazzini e bambini sono dovuti andare in guerra o a lavorare ciò significa che non hanno potuto godersi la loro gioventù in libertà senza privazioni. Proprio per questo Pro Terra Sancta è andata in Siria per dare una mano costruendo scuole, dando rifornimento di cibo o di medicine ma soprattutto vedendo la situazione per cercare di fare tornare il sorriso a questo popolo.
Giulia Bernaus, 2A