“Di fronte al Duomo di Firenze e alla cupola del Brunelleschi, una cosa mi ha rassicurato: quando la costruzione della cattedrale è iniziata, non c’era nessun progetto che potesse sostenere le sue dimensioni. Quindi gli uomini la hanno affidata nelle mani di quelli che sarebbero venuti dopo, ad esempio Brunelleschi. Dentro di me è nata una nuova fiducia verso il futuro e verso la paura di sbagliare scelta, perché ho capito che si trova sempre una strada con la fiducia in Dio, come col tempo si è trovato il progetto adatto per realizzare questa impresa della cupola. […]
Poi, al Museo Galileo Galilei, nella sala degli esperimenti, si è risvegliata la curiosità verso le cose che mi circondano e verso il loro significato. […]
Infine, mi ha affascinato la storia di Ferragamo, in particolare il momento in cui intraprende una strada molto differente da quella che aveva immaginato, fidandosi di quello che Dio aveva in mente per lui”.
Benedetta Lenoci
“Mi ha molto affascinato una caratteristica della cattedrale di Santa Maria del Fiore: l’esterno si presenta ricco e sfarzoso mentre l’interno è più spoglio e semplice. In particolare, scoprire il senso di questa scelta mi ha permesso di gustare della bellezza di questa cattedrale: Maria, bella nella sua semplicità, è sposa di Dio e regina. L’esterno rappresenta la parte di sposa: ricca, decorata, colorata; mentre l’interno rappresenta la sua semplicità e la sua purezza”.
Matilde Genualdo
“Ciò che più ha mosso un interesse in me è stato osservare Le Tombe Medicee e in particolare le statue di Michelangelo che rappresentano le allegorie del giorno, della notte, dell’alba e del tramonto. Queste statue erano talmente espressive da essere in grado di rappresentare perfettamente il tempo e i pensieri. Osservandole, infatti, mi sono sorte alcune domande: perché siamo su questa terra? Perché noi, che potevamo avere una vita perfetta senza fatica nel paradiso, siamo in un mondo così, pieno di fatiche e dolori? Queste statue, infatti, rappresentano il viaggio, il tempo prima della morte nel nostro mondo, e contemporaneamente le tombe rappresentano la vita nel paradiso”.
Sofia Candiano
“A Firenze sono rimasto colpito dalla mostra di Anselm Kiefer Angeli caduti, che è stata per me occasione di incontro con l’artista tedesco e con le sue domande: infatti, nei suoi quadri esprime sempre una domanda sul rapporto tra bene e male. Ad esempio, nel primo quadro, in cui è rappresentato l’arcangelo Michele che vola sopra i caduti a causa della guerra, l’artista si pone questa domanda: come mai, nonostante Dio sia bene, permette che ci siano il male, la sofferenza, la morte? Questa domanda mi ha incuriosito molto, mi è rimasta aperta nei giorni successivi facendomi guardare ciò che mi accade con uno sguardo diverso”.
Carlo Citterio
“Nel Museo Galileo Galilei mi ha molto coinvolto il metodo con cui si cercava di realizzare le opere ancor più che le opere stesse. La cosa che mi ha colpito di queste opere è il fatto che le invenzioni hanno e avevano sempre uno scopo. In generale, ho capito come ogni scoperta sia importante, in quanto può provocare altre scoperte legate ad essa oppure dare un vantaggio all’uomo rispetto alle altre creature. Inoltre, ho scoperto che le cose vanno fatte; i risultati possono anche non arrivare subito, l’importante però è un’idea inziale e costanza nel perseguire un risultato”.
Riccardo Toniazzi
“Il momento che ha acceso qualcosa in me è stata la visita al Museo Ferragamo. In particolare, mi hanno impressionato la perfezione e la dedizione che il signor Ferragamo metteva per creare le sue scarpe: di fianco ad ogni scarpa si poteva vedere il bozzetto curato nei minimi dettagli. È stato bello vedere come dall’idea si arrivava alla realizzazione. La storia di questo signore mi ha insegnato che occorrono determinazione e passione per svolgere il proprio compito e che non bisogna mai tirarsi indietro, anche quando si sta andando incontro a qualcosa di grande che magari fa paura, perché non si sa mai che cosa ha in serbo per noi il destino”
Margherita Poppi
“Michelangelo ha trasformato un blocco di marmo così grezzo e impossibile da modellare facendolo diventare una delle più belle sculture al mondo: il David. Girandogli attorno si comprende quanto abbia faticato per concludere l’opera curando ogni minimo dettaglio: quando uno ci tiene a qualcosa desidera farla al meglio, affrontando a testa alta le difficoltà che arrivano sempre”.
Francesco De Carli
“Mi ha affascinato in particolare la serata in cui abbiamo ascoltato alcuni brani suonati da un violoncellista. Infatti, anche io suono questo strumento e vedere lui che è arrivato ad essere così bravo, mi ha fatto nascere il desiderio di arrivare a potermi esprimere come lui nel suono di questo strumento”.
Francesco Dorascenzi
“Quando all’Accademia abbiamo visto i Prigioni mi sono accorto che nella vita bisogna fare fatica perché c’è bisogno di togliere quello che è in eccesso, come ha fatto Michelangelo togliendo il marmo in eccesso a partire dal blocco iniziale. Questa fatica può essere accompagnata da amici e parenti, ma la maggior parte devo farla io, se voglio arrivare al posto che Dio ha scelto per me nella vita”.
Edoardo Mucciolo
“Al Museo Galileo Galilei non riuscivo a credere quante cose avesse scoperto Galileo, basandosi sull’osservazione e sui calcoli: il cannocchiale, come rappresentare la terra e gli astri, anche il fatto di aver capito che non era il sole a girare intorno alla terra, ma il contrario. Un’altra cosa che mi ha affascinato è stato il David. Quel colosso bianco era perfetto: le mani, il volto, il collo, tutto sembrava reale. La sua faccia trasmetteva emozioni, il suo corpo era teso e pronto. Ciò che mi ha stupito, in generale, è che due uomini come noi (Galileo e Michelangelo) siano riusciti a fare scoperte o figure, sculture, che hanno rivoluzionato la storia del mondo intero”.
Agnese Moresco
“Quando mi sono trovato davanti al David sono rimasto sbalordito. Mi hanno colpito subito la perfezione e l’imponenza della statua. Mi sono reso conto, però, che ho potuto ammirare veramente questo capolavoro grazie alle spiegazioni dei professori. Anche a me piace insegnare ai bambini più piccoli. Che la mia strada sia fare il maestro? Non lo so ancora. Sono sicuro però di apprezzare chi mi spiega e mi fa guardare le cose con maggior consapevolezza”.
Karol Brugnoli
“Quando sono andato a vedere il David di Michelangelo si è mosso qualcosa dentro di me, infatti la sua maestosità ha cambiato il mio modo di osservare, che prima era superficiale e adesso è più approfondito”.
Kevin D’Acci
“Quando siamo andati al Museo Galileo Galilei sono nate in me molte domande: come ha fatto Galileo a vedere qualcosa di così lontano (Venere) con due lenti concave e convesse? Come riuscì a mettere così tanto a fuoco le lenti in modo tale da vedere a distanza di migliaia di chilometri? Penso che Galileo abbia scoperto qualcosa di incredibile che ha smosso una curiosità dentro di me”.
Giacomo Gualdi