Quest’anno, noi studenti di seconda media, abbiamo potuto ammirare il cenacolo vinciano: che meraviglia poter stare di fronte a un tale capolavoro!
Il Cenacolo si trova nel refettorio del monastero dei frati Domenicani di Santa Maria delle Grazie, che fu costruito nella seconda metà del ‘400 in seguito alla donazione del terreno da parte di un comandante politico, Gaspare Vimercati. Su questa area i frati costruirono la chiesa ed il monastero nel cui refettorio fecero dipingere ben due momenti della vita di Gesù: l’ultima cena da Leonardo sulla parete nord e di fronte la crocefissione da Donato Montorfano.
Il dipinto di Leonardo pur essendo raffigurato su una parete non è un affresco, la tecnica che si usava a quei tempi. Per realizzare un affresco si ricopriva tutta la muratura di calce fresca e in poche ore l’artista dipingeva la parte di muro che aveva preparato, il lavoro doveva essere svolto in fretta senza indecisioni prima che si asciugasse lo strato di calce. Leonardo voleva dipingere l’Ultima Cena in modo dettagliato e preciso e decise di usare una tecnica nuova: ricopriva una piccola area per volta con il gesso a secco e poi dipingeva con i colori a olio. Ci mise per questo quattro anni.
Possiamo vedere che il centro del dipinto è Gesù. Chi lo ha restaurato, la dott.ssa Pinin Barcilon Brambilla, afferma con sicurezza che è ancora visibile il segno del chiodo che aveva messo Leonardo per centrare la prospettiva. Il volto di Gesù con le sue mani forma un triangolo equilatero, simbolo di perfezione. Leonardo scelse di non rappresentare il momento in cui Gesù benedice pane e vino, bensì il momento in cui rivela che qualcuno di loro lo avrebbe tradito. È un’ultima cena viva! Le parole di Gesù sembrano rimbalzare di bocca in bocca tra gli apostoli disposti a gruppi di tre: sono scomposti, agitati, preoccupati, increduli e confusi in un mormorio di sottofondo.
Il primo gruppo alla destra di Gesù è formato da Giovanni, Pietro e Giuda. Giovanni, il più giovane, si trova vicino a Gesù perché è l’apostolo prediletto, ha i lineamenti delicati e dolci, i capelli lunghi ed è senza barba, così come venivano raffigurati solitamente i fanciulli. Indossa la tunica blu e il mantello rosso, i medesimi colori di Gesù ma invertiti. È tirato per una spalla dall’apostolo Pietro, che incredulo si fa ripetere la frase, mentre sembra puntare un coltello contro la schiena di Giuda. Giuda è l’unico di spalle e con il volto scuro, con una mano tiene stretto il sacchettino con i soldi del tradimento, con l’altra mano si allunga verso il pane a simboleggiare le parole di Gesù: “Colui che ora prenderà il pane, sarà il mio traditore”.
Il secondo gruppo è formato da Tommaso, Giacomo Maggiore e Filippo a sinistra di Gesù; Giacomo Maggiore e Filippo si voltano umilmente verso Gesù a dire: “sarò forse io, colui che ti tradirà? Se vuoi controllarmi, fai pure!”. Tommaso, invece, allunga un dito verso il cielo, a significare ciò che succederà dopo la Resurrezione: “se non toccherò con il mio dito non crederò”. Giacomo è il fratello di Giovanni e come lui si trova a fianco di Gesù come aveva chiesto la loro la madre: “fa che i miei figli per i pasti seggano di fianco a te, uno alla tua destra, l’altro alla tua sinistra”.
Il terzo gruppo è formato da Andrea, Giacomo Minore e Bartolomeo all’estremità del tavolo, a destra di Gesù. Andrea alza le mani come a dire: “non posso essere io: sono innocente!”. Giacomo Minore, invece, allunga una mano verso Pietro, come a chiedergli una conferma. Il capotavola, Bartolomeo, si alza in piedi di scatto, per protendersi a sentire meglio.
Dalla parte opposta del tavolo si trovano Matteo, Giuda Taddeo e Simone Zelota. Matteo ha le mani come a dire: “dici sul serio! Gesù ha detto questo!” mentre gli altri due stanno chiedendosi il perché di una tale azione.