A lezione per le strade di Milano

 

Martedì 17 Febbraio le classi seconde hanno visitato le vie storiche di Milano, unendo i lavori di Tecnologia e Arte con il percorso di Storia, come in un grande ripasso generale. Hanno camminato in vari luoghi, da siti romani a edifici rinascimentali, alcuni dei quali erano già stati approfonditamente studiati.

Non è stata la prima volta, infatti, in cui hanno avuto modo di ammirare la bellezza della Milano antica: il 21 Ottobre, per esempio, avevano visitato alcuni monumenti di Milano medioevali scoprendo particolari sulla storia del Duomo e guardando i reperti dell’antica chiesa su cui questo era stato costruito, oltre ad aver scoperto alcune curiosità sul passaggio di Milano a Comune, come l’edificazione di Piazza dei Mercanti. Il 5 Dicembre, invece, gli studenti di seconda media hanno visitato alcuni edifici rappresentativi di Milano nel Rinascimento, apprendendo i vari nomi delle parti che costituiscono il Castello Sforzesco e la loro storia, dopo aver impostato un lavoro di disegno dal vero su Santa Maria delle Grazie.

Martedì è stata la volta della chiesa di Santa Maria presso San Satiro, come lavoro di approfondimento di Tecnologia, data la particolarità dell’architettura dell’edificio. Questo edificio fu edificato a più riprese partendo da una costruzione precedente, il sacello di San Satiro, al cui fianco, successivamente, venne innalzato un campanile alto circa trenta metri. Intorno al 1480 accadde che un certo Masanzio da Vigonzone perse tutti i suoi averi al gioco e, girando furioso per le vie milanesi, vide un’immagine della Madonna che teneva in braccio Gesù Bambino. In quel momento cedette alla collera e, con un gesto furioso, pugnalò la gola del Bambino. Subito accadde un miracolo: dal foro lasciato dal coltello iniziò a sgorgare sangue, quindi l’affresco “fu strappato” e posto nella nuova chiesa costruita apposta, la chiesa di Santa Maria collegata al sacello di San Satiro.

Bramante, uno dei più grandi artisti dell’epoca, fu incaricato di progettare la chiesa. Egli, avendo a disposizione uno spazio ridotto, non poté edificare l’abside, dando però l’impressione ai fedeli che questa ci fosse. Infatti, dopo molti studi sulla prospettiva, Bramante creò in un metro di profondità un’abside che sembra lunga circa sette o otto metri se osservata dall’inizio della navata centrale: una geniale illusione ottica!

Marco Drufuca

 

L’uscita didattica del 17 febbraio, iniziata con la visita ad un’opera architettonica, si è conclusa con l’osservazione di un’opera pittorica: il Cenacolo di Leonardo da Vinci. Leonardo è conosciuto anche come “il Genio” e proprio in questo dipinto abbiamo una chiara testimonianza del motivo di questo appellativo. La prima cosa che si può sottolineare di questo dipinto è che non è un affresco vero e proprio; Leonardo infatti amava produrre opere perfette, quindi aveva bisogno di poter ritoccare molte volte il dipinto e proprio per questo non utilizzò la tecnica dell’affresco, ma lavorò a secco con una tecnica simile alla pittura su tavola.

Analizzando il dipinto potremo suddividere gli apostoli in gruppi di tre, alla destra e alla sinistra di Gesù. Il trio più importante è quello posto subito alla Sua destra: Giovanni, Pietro e Giuda. Giovanni è il più giovane degli apostoli ed è raffigurato con le sembianze di un fanciullo; fratello di Giacomo Maggiore si trova alla destra di Gesù. Leonardo era un grande studioso delle Sacre Scritture e qui fa un chiaro riferimento al Vangelo, poiché la madre di Giovanni e di Giacomo Maggiore aveva chiesto a Gesù che nel regno dei cieli i suoi figli si trovassero rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra. Accanto a Giovanni si trova Pietro che, appena sentite le parole di Gesù, trae a sé Giovanni chiedendogli di confermare quanto appena udito e, involontariamente, rivolge il coltello, che stava utilizzando per mangiare, contro Giuda il traditore. Questi, udite le parole di Gesù, ritrae il sacchetto con le trenta monete e contemporaneamente rovescia una boccetta contenente del sale che nelle credenze locali era simbolo di sfortuna. Egli, ormai conquistato dalle tenebre del peccato, è raffigurato scuro di carnagione.

In questa opera Leonardo si firma due volte: si raffigura nel volto di Giuda Taddeo e dipinge un nodo sulla tovaglia che in latino si traduce vinci.

Edoardo Surico

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