I misteri del lago
11 Novembre 2017, OPEN DAY, l’aula di scienze brulica di ragazzi delle elementari incuriositi dai bei modelli costruiti dagli alunni di seconda, frutto del lavoro realizzato in quattro settimane nel laboratorio di scienze, attraverso cui è stato riprodotto un ambiente lacustre con sorgente, immissario, emissario, cascata.
Da dove nasce l’idea di questa attività ingegnosa?
L’origine di questo percorso va ricercata nella convivenza d’inizio anno, quando gli alunni di seconda media hanno effettuato un’escursione al lago di Tenno e alle cascate di Varone per studiare il percorso dell’acqua e alle Marmitte dei Giganti per osservare i fenomeni erosivi del ghiacciaio.
Il lago di Tenno è circondato da monti, ha un’ampiezza massima di 700 × 400 metri, una profondità di 40 metri e sembra privo di immissario. La prof. Grignani che ha guidato l’escursione ha spiegato che l’immissario che conduce l’acqua nel lago è sotterraneo, e così anche l’emissario. L’acqua passa attraverso le rocce calcaree del fondale del lago depositate da una frana, avvenuta attorno al 1100.
Dopo queste scoperte inaspettate gli studenti hanno proseguito la loro ricerca lungo le sponde: hanno osservato una penisola che blocca il passaggio dell’acqua creando una sorta di sbarramento e dividendo il lago in due parti, con due profondità differenti e ancora … nessuna traccia dell’emissario. Anche in questa situazione la prof Grignani ha risolto il mistero, spiegando che l’emissario è sotterraneo e sfocia poco più avanti.
Le origini del lago sono particolari: prima di essere un bacino d’acqua era un passo, il passo Ballino. Successivamente subì una frana dal monte sovrastante, il monte Misano, che formò la minuscola penisola e la sponda in roccia calcarea, formando una grande conca che riempita dall’immissario sotterraneo si è trasformata nel lago stesso.
Il percorso è continuato con un interrogativo: dove finisce l’acqua del lago?
Gli studenti hanno avuto la risposta quando hanno scoperto che l’emissario sotterraneo si unisce al torrente Magnone e insieme precipitano per 90 metri nella cascata di Varone. La cascata ha scavato in ben 20.000 anni la sua magnifica e unica forra contenente delle piccole stallattiti, ancora oggi il getto d’acqua scava la roccia di 2 mm l’anno.
La giornata si è conclusa con la visita alle “Marmitte dei Giganti”, cavità il cui nome evoca il ricordo di enormi giganti che le usavano per cucinare, ma la cui origine è da ricercare nella presenza di antichissimi ghiacciai: in cui l’acqua scorreva roteando in modo circolare e vorticoso in grandi mulinelli, sotto strati di ghiaccio, raggiungendo una velocità talmente alta da erodere la roccia, formando queste grandi cavità tondeggianti.
Carlo Beccaria