L’uomo che veniva dal mare

14/02/2022
Scoperte di un lavoro di paragone con il testo originale dell’Isola del Tesoro.

I remember him as if it were yesterday, as he came plodding to the inn door, his sea-chest following behind him in a hand-barrow—(…) I remember him looking round the cover and whistling to himself as he did so, and then breaking out in that old sea-song that he sang so often afterwards: “Fifteen men on the dead man’s chest—Yo-ho-ho, and a bottle of rum!”

Per il percorso di narrativa di quest’anno abbiamo incominciato a leggere “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson. Fin dalle prime lezioni ci siamo accorti che molti di noi avevano diverse versioni del romanzo e ci siamo chiesti quale fosse la più simile all’originale, quasi come se ne cercassimo una versione “corretta”. Così abbiamo chiesto alla professoressa di inglese di aiutarci a confrontare la versione originale con quelle che avevamo.

Per iniziare la professoressa ci ha fatto notare che c’era il pronome him che in inglese è molto significativo perché ci fa capire che è proprio di una persona precisa che si parla, quindi di qualcuno che viene indicato con enfasi e attenzione, “proprio lui”. In una delle due traduzioni in italiano che la prof. ci ha proposto di analizzare, questa parola così preziosa nell’originale, neanche era scritta! Un’altra parola che la prof. ci ha fatto notare è stato il verbo plodding, di cui l’infinito è to plod, che significa passo di fatica, di lavoro, stanchezza. Infatti, il protagonista del primo capitolo stava entrando in una locanda con un passo stanco e c’era un verbo preciso che esprimeva la stanchezza del passo, elemento che non abbiamo ritrovato nella versione italiana.

Ma la parola su cui ci siamo soffermati di più è stata sea che era davanti alle parole: sea-dog, sea-chest e sea-song.  Infatti, sea-dog significa uomo di mare, sea-chest cassa da marinaio e sea-song canzone di mare. Era come se tutto quello che faceva l’uomo fosse legato al mare: quello che è, quello che ha e quello che fa dice di questo legame con il mare. Lui era un lupo di mare che portava una cassa da marinaio e cantava una canzone di pirati: si faceva chiamare capitano.

L’analisi del testo ci ha permesso di immaginare ancora di più questo personaggio, perché addirittura non era lui che portava la cassa, ma era la cassa che seguiva lui, infatti nella frase: “his sea-chest following behind him”, following, che significa seguente, dal verbo seguire, vuol dire che la cassa lo seguiva come se fosse viva.

Alla fine abbiamo capito che nessuna delle traduzioni era esattamente come l’originale, tradurre è un lavoro difficile, perché il significato profondo e autentico di certe parole è proprio solo di una lingua e non trova corrispondenza piena in un’altra.

Ciò che ci interessava, nel percorso di lettura dell’Isola del Tesoro, era di entrare nel testo imparando a cogliere nelle descrizioni elementi preziosi per immedesimarci con il protagonista, cercando di vedere ciò che lui, Jim, vedeva. Per questo, tornare alla prima versione originale è stato utile e interessante, facendoci vedere la potenza e ricchezza di ogni lingua. 

 

Caterina Chiesa

Tecla Lamperti 

Diego Vaccariello

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