Prima la rivoluzione poi la dittatura: il caso della Russia

13/03/2023
Nelle lezioni di storia di terza media abbiamo studiato la Rivoluzione Russa e il governo di Stalin come uno dei terribili totalitarismi del Novecento.

Un regime totalitario è un sistema politico in cui tutti i poteri sono accentrati su un singolo individuo; ciò che lo differenzia da una monarchia sono tre fattori principali:

  • L’eliminazione violenta degli oppositori politici tramite l’uso della polizia segreta
  • Il mandato di governo dura a tempo indeterminato, e di conseguenza fino alla morte del despota
  • La cancellazione di qualsiasi forma governativa parallela come il parlamento

Il periodo tra la morte di Lenin, 1924, e la Seconda Guerra Mondiale, 1939, è forse uno dei più terribili della storia del popolo russo: è il periodo del regime di Stalin.

Per quanto il suo predecessore non fosse stato un buon leader, è impossibile negare che abbia portato delle rivoluzioni importantissime per la Russia, che in quel momento viveva in un’opprimente monarchia; una di queste è la NEP (Novaja Ekonomicekaja Politika, Nuova Politica Economica), che permetteva ai contadini proprietari terrieri (Kulaki) e agli imprenditori di possedere terreni e fabbriche i cui guadagni erano personali. Questo fenomeno, quasi opposto al comunismo, è noto come privatizzazione.

Dopo un’intensa guerra politica con il suo rivale, Trockij (che poi verrà ucciso in Messico dagli stessi sicari inviati da Stalin), Iosif Stalin conquista finalmente il potere dell’URSS e mette subito in atto i sui progetti politici.

A che prezzo?

Una delle prime azioni politiche intraprese da Stalin è abolire la NEP per ridurre la privatizzazione a favore dello stato.

Grazie ai piani quinquennali e allo stachanovismo, rispettivamente degli obbiettivi da raggiungere in cinque anni e la scuola di pensiero che spinge a lavorare per più di 12 ore al giorno, l’URSS raggiunge risultati incredibili a un altissimo prezzo: lo sfruttamento, anche fino alla morte, di semplici uomini che erano costretti a vivere in situazioni difficilissime.

Stalin fa anche un grandissimo uso della polizia segreta NKVD per sopprimere gli oppositori politici e non solo: semplicemente essere sospettati di essere contro il regime significava morte o, ancora peggio, essere imprigionati in un gulag con una sentenza di vent’anni.

La deformazione delle arti

Durante il regime di Stalin si osserva, oltre a un grandissimo culto della persona, una deformazione della scienza e delle arti, che ora potevano solo rappresentare la grandezza del despota e/o dell’URSS. Artisti come Šostakóvič arrivarono a morire solo perché si rifiutavano di far scegliere la propria musica a qualcun altro.

Questo è molto importante perché è un altro segno di quanto i regimi totalitari spersonalizzino il popolo tentando di omologarlo. La musica e l’arte sono infatti un modo per esprimersi, per raccontare al mondo, o meglio, a chi vuole capire, chi si è veramente, un modo di far sentire la propria voce.

La letteratura

Questo periodo è stato argomento di moltissimi libri, satirici e non. Lo scrittore inglese George Orwell, ad esempio, ha scritto il libro La fattoria degli animali, che racconta di un gruppo di animali che si ribella contro il fattore e prende possesso della fattoria padronale, che poi cambia nome, rispecchiando il titolo del libro. Leggendo con attenzione si possono tracciare chiari parallelismi con il regime di Stalin, un chiaro esempio ne sono gli stessi animali, le cui caratteristiche li ricollegano a personaggi storici o classi sociali.

Abbiamo anche letto il libro Avevano spento anche la luna di Ruta Sepetys che racconta di una ragazza lituana, Lina, che viene deportata in vari campi di lavoro insieme alla sua famiglia perché accusati di cospirazione contro il regime sovietico. È un romanzo molto interessante e commovente che consiglio a tutti i lettori di leggere perché presenta la condizione terribile dei campi di lavoro comunisti negli anni della dittatura di Stalin.

In ogni caso tutte le opere che mettono a tema la situazione di quell’epoca servono da monito per tutte le persone del mondo che, vedendo le atrocità compiute dai despoti, evitino di ripetere gli errori del passato.

Studiare questo regime è stato molto interessante perché ho potuto osservare veramente gli eventi che avevo solo sentito raccontare e ho potuto constatare quanto orribili fossero le persecuzioni che il popolo russo ha dovuto sopportare. Allo stesso tempo mi rendo che lo studio di tutti i regimi totalitari porta con sé la possibilità di una riflessione approfondita su domande importanti, che smuovono ancora oggi le nostre coscienze. Ci stiamo addentrando nello studio della dittatura fascista su cui capita di sentire dire frasi come “ha fatto anche delle cose buone” come giustificazione di gesti contro natura.

Sto imparando che questi regimi sono stati solo un buio periodo della storia e non bisogna mai smettere di ragionare con la propria testa e di porsi domande vere.

 

Andrea Maria Brindani

 

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