La leggenda del santo bevitore

13/03/2023
Nel mese di gennaio i ragazzi di terza sono stati invitati dai professori di italiano ad assistere ad uno spettacolo teatrale intitolato “La leggenda del santo bevitore” di J. Roth al teatro Franco Parenti di Milano. Attraverso la sapiente regia di A. R. Shammah abbiamo conosciuto una storia che ha fatto sorgere domande e riflessioni legate alla vicenda del protagonista che poi è un pò ciascuno di noi.

Andreas è un senzatetto che vive sotto i ponti di Parigi. Un giorno incontra un uomo molto devoto a Santa Teresa di Lisieux, che gli presta dei soldi, però, invece di chiedergli di riportarli, gli dice di donarli una domenica alla Santa, la cui statua si trova nella cappella di una chiesa. Lo spettacolo quindi in sintesi racconta di come lui continui a perdere i 200 franchi donatigli, ma come grazie a vari miracoli riesca sempre a recuperarli.  Alla fine della storia non è lui ad andare dalla Santa, ma è quest’ultima ad andare da lui, proprio quando lui si trova in punto di morte. Dopo essere stati spettatori della storia di Andreas ci siamo posti queste domande:

Cosa rappresenta il debito con quell’uomo e la Santa? Cosa sono i soldi per Andreas?

Perché continua a sbagliare e non impara mai la lezione?

Come fa un uomo, con questa forza di volontà a non riuscire a riscattarsi?

Perché anche se non riesce a saldare il debito continua a ricevere soldi? In questa storia cosa rappresentano i miracoli?

Provando a rispondere a queste domande nel dialogo in classe alcuni di noi hanno voluto spiegare cosa li aveva colpiti e interessati.

Quest’opera parla sia di costanza, perché vediamo Dio che continua a dare miracoli e possibilità ad Andreas, sia di fallimento, perché in un modo o nell’altro, lui riesce sempre a sprecarli. Per me è significativo il fatto che lui non riesca ad arrivare da Teresa, ma che sia lei ad andare da lui. Anche se mantiene il suo debito, sembra che abbia perso tutte le sue possibilità di rinascere mentre magari proprio il fatto che muoia saldando il suo debito è una rinascita. Ma cosa vuole dirci questo rapporto strettissimo tra rinascita, vita e morte?

Io sono rimasta profondamente impressionata dal fatto che durante tutto lo spettacolo Andreas cerchi sempre di saldare il debito alla santa; sappiamo che non riuscirà a farlo ma in verità esso si compirà con la realizzazione della sua vita. Dal momento della rinascita, lui vive molti miracoli che vengono usati o sprecati nel vizio del bere, ma vediamo in questo caso come essi siano stati sprecati per una soddisfazione effimera, un piacere destinato a finire in fretta. Quindi io ho pensato che tutte le possibilità che ha avuto per rinascere non siano state per saldare il debito ma per riscoprire meglio sé stesso. Un momento dello spettacolo per me significativo è quando, utilizzando i suoi 200 franchi, Andreas compra un giornale per sapere che giorno è; è giovedì ed è proprio quel giorno che il protagonista decide che è il momento di rinascere, di cambiare vita, e rinnovare sé stesso: il suo compleanno.”

Il senso di superficialità e leggerezza di Andreas mi hanno profondamente colpito per il fatto che lui spera sempre che ci sia un’altra possibilità, una speranza di perdono. Proprio questo, però, mi spinge a chiedermi che cosa Andreas cerca veramente nella sua vita, specialmente nell’ultimo periodo di essa.”

Mi ha colpito come la terribile debolezza di Andreas, quella del bere, sia in evidente contrasto con la sua volontà di saldare il debito, una costanza, una perseveranza che rimane in lui. Questo desiderio per Andreas è molto forte e lo ritroviamo fino alla morte.

Andreas perde continuamente le sue possibilità di saldare un debito ma cerca sempre il modo di farlo. Tutte le persone che lo incontrano non lo giudicano perché vive sotto i ponti, ma per quello che è veramente. La storia è surreale ma comunque è evidente come Dio ci continui a dare possibilità anche se noi ci continuiamo a lamentare perdendole.”

L’episodio che mi ha colpito particolarmente è quando Andreas si guarda allo specchio del bistrot una seconda volta: si guarda da lontano e si vede intero, nuovo, cambiato.”

Mi ha colpito che quando ci perdiamo c’è sempre qualcuno che viene a prenderci.”

Come si può leggere dagli stralci di testi riportati ci siamo accorti che la storia di Andreas può rappresentare aspetti della nostra vita e quindi di un’umanità complessa e articolata che possiamo continuare a conoscere e scoprire in ciascuno di noi.

 

Caterina Chiesa

Diletta Dindelli

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