Sant’Ambrogio, patrono della città, giace nella basilica a lui dedicata. È un santo così importante per la storia di Milano che ancora oggi è festeggiato proprio nel giorno della sua consacrazione a vescovo che avvenne il 7 dicembre del 374.
Ambrogio giunse a Milano, capitale dell’Impero Romano d’Occidente, come governatore nel 370 a soli trent’anni in un momento di divisioni tra cattolici e ariani. Con grande autorevolezza e saggezza riuscì a mettere d’accordo le parti e per questo fu acclamato vescovo di Milano. Si narra che dall’assemblea del popolo emerse la voce di un bambino che urlava: “Ambrogio vescovo!” e la folla accolse la proposta. Egli non era d’accordo ma alla fine cedette, divenendo il tredicesimo vescovo di Milano.
Così Ambrogio iniziò una nuova vita: donò tutte le sue ricchezze ai poveri e condusse una vita semplice di preghiera, di studio e di predicazione; visse e operò totalmente per Cristo e in difesa della Chiesa, cercando sempre il dialogo e la pace con gli ariani. Per questo era molto amato dai cittadini. Mantenne buoni rapporti con l’imperatore ma era capace di resistergli con fermezza quando necessario. Ambrogio morì il 4 aprile del 397 e fu sepolto nell’antica basilica dei martiri, su cui fu ricostruita l’attuale chiesa a partire dall’XI secolo.
La basilica di S.Ambrogio
Si accede alla basilica da un quadriportico formato da archi a tutto sesto sostenuti da pilastri mistilinei di pietra con capitelli di marmo bianco. Proprio nel quadriportico, come primo lavoro, i professori ci hanno chiesto di osservare i capitelli e riconoscere alcune figure di cui dovevamo ritrovare la posizione.
I capitelli raffigurano animali reali e fantastici come due leoni che rappresentano i pericoli che incontreremo e il nostro coraggio, un grifone che attacca un cavallo che sta ad indicare il diavolo, due arieti con in mezzo una croce che ricordano la natura umana e divina di Gesù, un centauro metà uomo e metà cavallo che simboleggia l’uomo prigioniero del male, un pastore che protegge le pecore dalle bestie feroci come Gesù che offre la vita per la salvezza degli uomini.
La facciata a capanna è caratterizzata da due campanili di altezze diverse: il campanile di sinistra detto dei Canonici, quello di destra più antico detto dei Monaci.
Ma adesso entriamo all’ interno …
Anche all’interno ciò che contraddistingue la struttura è la successione di pilastri e archi a tutto sesto che accompagnano lo sguardo all’altare rivestito di lamine d’oro e d’argento. Nella navata centrale, a metà una di fronte all’altra, spiccano due colonne di marmo nero pregiato provenienti dall’Asia su cui sono collocate due sculture di bronzo: il serpente che indica il male e la croce che indica il bene.
Nella cripta sono conservati i corpi dei santi Gervasio, Protasio e Ambrogio al centro, situato proprio al di sotto dell’altare, di fronte a cui ci siamo soffermati per recitare una preghiera.
Conosciamo il volto di S. Ambrogio perché è raffigurato in un antico mosaico del sacello di San Vittore, una cappella destinata alla sepoltura di un santo martire con una cupola rivestita da un mosaico in tessere d’oro, al cui centro si può notare il ritratto di san Vittore (egli regge un libro con sopra scritto Victor). Ai piedi della cupola si trovano i ritratti di altri martiri con appunto S.Ambrogio.
Antonio Villa, Nicola Mazza
Giorgio Clerici, Michele Di Roma
Giacomo Verzillo, Giovanni Ardito
Chiesa e cripta di S.Sepolcro
A Milano, si trova una chiesa che all’esterno può sembrare molto simile a una delle tante in mattoni che trovi in giro per la città; invece, appena entri si aprono ai tuoi occhi le scene della passione di Gesù. È chiamata così perché nella cripta si conserva una copia del sepolcro di Cristo a Gerusalemme, è dunque importante perché ricorda il luogo della sepoltura e della resurrezione di Gesù su cui potevano venire a pregare gli abitanti di Milano e dintorni. La chiesa è stata costruita intorno all’anno mille sull’antico foro romano di Milano dove si incrociavano il cardo e il decumano.
La cripta e la chiesa insieme formano il percorso della Via Crucis, vi sono infatti collocati dei gruppi di sculture che rappresentano le scene della passione per permettere anche a chi non sapeva né leggere né scrivere di conoscere la vita di Gesù.
Nella cripta si trovano la statua in terracotta di San Carlo Borromeo inginocchiato a pregare davanti alla tomba dove era stato messo il corpo di Gesù, dopo averlo deposto dalla croce, e il “teatro del compianto” un gruppo di statue di terracotta disposte intorno a Cristo morto. Come in una scena di teatro le espressioni facciali rappresentano in modo drammatico l’emozione per la morte di Gesù e sembrano reali.
In chiesa un’altra scena rappresenta l’ultima cena: Gesù è inginocchiato davanti a un apostolo mentre gli lava i piedi, ma c’è anche Giuda con un sacchettino pieno di soldi che gli sono stati consegnati per fare arrestare Gesù. La scena che si trova esattamente di fronte rappresenta infatti Gesù che viene arrestato, con in testa la corona di spine: Gesù, è tenuto da due soldati mentre alla sua destra si trova, seduto su un trono, Ponzio Pilato con le guardie.
Si ha proprio l’impressione che il fatto rappresentato in ogni scena stia accadendo davanti a noi!
Myriam Portolesi, Romeo Federico