Il termine floorball è una combinazione di due parole inglesi: floor (pavimento) e ball (palla), questo perché si gioca con una palla che deve stare il più possibile a terra. È uno sport molto simile all’hockey, infatti si gioca con delle mazze, chiamate in linguaggio tecnico “bastoni”, con cui bisogna fare gol nella porta avversaria. Si usa una palla di plastica grande quanto un pugno, cava e bucherellata perché deve essere leggera.
Prima di iniziare a giocare le partite, abbiamo fatto degli esercizi di riscaldamento, che consistevano nel condurre la palla come in gioco per un tratto.
La prima fase del gioco è la contesa. I giocatori di movimento non possono entrare nell’area piccola, mentre il portiere non può uscire da essa.
È uno sport in cui bisogna sapere dove andare e come muoversi sul campo. I piedi dei bastoni non possono superare l’altezza del ginocchio se nelle vicinanze c’è un avversario, altrimenti si viene espulsi. Questo per limitare al minimo gli infortuni. L’espulsione può variare dai 30 secondi ai 5 minuti.
Breve storia
Il floorball è nato negli anni ‘50 negli Stati Uniti, ma si è diffuso maggiormente nei paesi scandinavi, probabilmente perché sono luoghi in cui è facile trovare campi ghiacciati dove praticare questo sport nella versione più simile all’hockey.
In Italia è diventato popolare specialmente grazie ad alcuni professori di educazione fisica che lo hanno introdotto come sport su cui valeva la pena lavorare con i ragazzi delle scuole medie e superiori. Nel 1996 viene fondato il Floorball Club Mucchio Selvaggio a Varese, che, in assenza di un vero e proprio campionato italiano, partecipa al campionato svizzero.
“Unihockey” è uno dei nomi attribuiti a questo sport perché veniva praticato specialmente nelle scuole e nelle università, ad oggi si può trovare in oltre 74 paesi a livello professionale. Uno dei migliori giocatori del momento è il difensore del IBF Falun, nel campionato svedese, Emil Johansson, per i maschi. Per le femmine invece Ellen Rasmussen, la giocatrice del Malmo.
Cosa abbiamo imparato?
A noi è piaciuto perché abbiamo messo alla prova la nostra intelligenza tattica e la nostra modalità di movimento, che deve essere il più efficace possibile per creare azioni insieme ai propri compagni di squadra e arrivare a segnare.
Inoltre è stato interessante e motivante il fatto che c’erano più round e quindi una giocata pessima poteva essere recuperata.
In questo sport, quando la palla esce dal campo, viene rimessa in gioco dai giocatori che aspettano il proprio turno per entrare in partita: in questo modo tutti sono attenti e partecipi di quello che accade.
Abbiamo imparato a stare in campo ordinatamente e collaborare tra noi grazie al fatto che il prof. ha inventato dei ruoli in cui ognuno potesse sentirsi parte della squadra e del gioco.