Elementare, Watson!

In queste settimane ci è stata presentata una nuova tipologia di libri: i gialli. Questi libri sono basati sul mistero e sull’investigazione. Tuttavia, i momenti di buio e mistero in cui il lettore non comprende i fatti non sono ciò che gli scrittori vogliono comunicare, infatti lo scopo di ogni romanzo di questo genere è il momento in cui finalmente il lettore è illuminato dalla soluzione, la luce, come dice un altro famoso scrittore di gialli, Gilbert Keith Chesterton: “Lo scopo di un racconto di mistero, così come di ogni racconto e di ogni mistero, non è l’oscurità bensì la luce. Il racconto è scritto per il momento in cui il lettore finalmente capisce, non per i tanti momenti preliminari nei quali non capisce”.

Durante le prime lezioni abbiamo perciò letto in particolare alcuni brevi racconti di Arthur Conan Doyle in cui il protagonista è Sherlock Holmes. Questo grande investigatore mostra a Watson la sua dote nell’osservare ogni minimo particolare di ciò che lo circonda per dedurne delle conclusioni (deduzioni, appunto) a cui Watson non arriva e che perciò gli spiega tramite il suo ragionamento. In queste ultime settimane ci siamo addentrati nella lettura di un vero e proprio romanzo giallo intitolato Il mastino dei Baskerville, in cui ci viene presentato il metodo investigativo di Sherlock Holmes.

L’investigazione e il ragionamento di Sherlock Holmes partono da una dettagliata osservazione e una precisa rilevazione dei dati, ma, come accade nel romanzo Il mastino dei Baskerville, quando il famoso investigatore non ha la possibilità di vedere di persona la scena del delitto interroga in modo molto preciso e dettagliato una persona che gli presenta il caso e che quindi ha potuto vedere la scena del delitto.

Sherlock Holmes per risolvere al meglio i suoi casi deve riflettere per formulare delle ipotesi, per concentrarsi, ragiona in luoghi molto raccolti come se fosse all’interno di una scatola. Quando formula le ipotesi tra le opzioni esclude il soprannaturale, inteso come credenze superstiziose, per restare ancorato all’osservazione, quasi scientifica, dei dati.

Abbiamo visto, in particolare nel capitolo 4, come Sherlock Holmes con l’uso della sua immaginazione può trovare particolari invisibili ai più: “Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si cura di osservare”. Il signor Holmes, infatti, è dotato di una capacità quasi straordinaria: può solo con la sua ragione sorvolare spazi o ambienti, fino ad immedesimarsi personalmente con la scena del delitto.

Personalmente la tipologia di libri gialli è il mio genere preferito, in particolare mi appassionano i romanzi di Agatha Christie perché è come se io fossi l’investigatore e stessi cercando di trovare una soluzione ad un caso molto complesso: è bello provare a ragionare e scoprire come un investigatore. Grazie all’immedesimazione è possibile ricostruire la scena del delitto immaginandosela nella mente.

Questa tipologia di libri mi ha coinvolto parecchio perché amo la suspense e scoprire chi è stato il colpevole in quella vicenda. Adoro Sherlock e Watson e il loro modo di risolvere i casi poiché affrontano con leggerezza anche le situazioni più difficili e riescono a strapparmi sempre un sorriso. Inoltre, è bello immedesimarsi in loro e capire come riescano sempre a trovare la strada esatta e l’assassino.

Il giallo per me è un genere di libri (o film) molto appassionante, perché mi intriga e mi accende un desiderio che mi porta a risolvere il mistero iniziato.

Per me la lettura dei libri gialli è l’attesa che si mostri la luce, che il mistero sia svelato. Spesso questa attesa mi interessa così tanto che passo ore a leggere senza accorgermene. Approvo totalmente la frase di Virginia Woolf: “Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”.