Atletica leggera: una grande passione

30/04/2024
L’atletica leggera è uno sport fantastico, però bisogna saperlo vivere: infatti sei da solo! Non è come un qualsiasi altro gioco di squadra, dove spesso giochi ogni week-end, nel senso che tu ti prepari tutto l’anno per la gara di maggio, arrivi in formissima … e poi la gara va male. Fai falsa partenza, scivoli sul tartan, quel materiale cosi perfetto quando sei in forma, cosi crudele quando la gara va storta. O magari, invece, va tutto come speravi e tutti gli sforzi vengono ripagati.

L’atletica è così: crudele e magnifica, successi e sconfitte; sei da solo con la tua ansia alla partenza. L’allenatore è sugli spalti, il genitore pure, l’atletica è cosi … fa diventare grandi. 

Io vivo questo sport da ormai quattro anni. Quello che tutte le settimane, tre volte a settimana, mi spinge a uscire di casa anche se fa freddo, anche se piove è anche la cosa che mi piace di più di questo sport: la crescita personale. Devi sempre cercare di migliorarti, non vorrei esagerare ma io penso che questo sport si possa paragonare con la mia vita quotidiana: ti alleni, (cresci), poi gareggi, (studi, fai la verifica …), e infine sei soddisfatto o no, come succede ogni giorno.

Come è organizzato l’agonismo per un ragazzo della mia età?

Il passaggio all’agonismo è una scelta importante, infatti richiede impegno, voglia di mettersi in gioco ma soprattutto tanta costanza nell’allenamento di ogni settimana. Generalmente gli allenamenti si ripetono tre volte la settimana e la durata dell’allenamento varia come anche l’intensità in base alla gara che bisogna preparare.

Gli allenamenti non sono tutti uguali! Nel mio caso la preparazione del lunedì è la più intensa della settimana perché mi alleno sulle distanze lunghe che sono la mia specialità. Ci scaldiamo per una ventina di minuti con una corsetta leggera per preparare il corpo allo sforzo intenso che stiamo per affrontare; dopodiché facciamo una decina di minuti di stretching dinamico e non statico (quello si fa dopo) per non rischiare eventuali strappi e infortuni vari. A questo punto per scaldare ed educare i piedi facciamo qualche andatura, dopo inizia il lavoro intenso, generalmente eseguiamo serie di corse su distanze medio-lunghe ripetute.

Un esempio può essere l’allenamento a piramide: serie di ripetute eseguite in scala per esempio: 2×200 m, 2×300 m, 1×500 m, 1×800 m, 1×500 m – 2×300 m – 2×200 m.

Un altro tipo di allenamento è quello in cui si provano diverse distanze anche in progettazione delle gare, ad esempio: 1×500 m, 1×600 m, 1×800 m, 2×1000 m. Questo allenamento è concepito esclusivamente per imparare a conoscere le distanze in cui gareggeremo più avanti.

Infine, ci sono gli allenamenti fatti per migliorare il nostro fiato, dal momento che sono distanze brevi ma ripetute più volte con poco recupero ad esempio: 3×200 m, 1×500 m, 3×200 m, 1;500 m, 3×200 m.

Il mercoledì mi preparo principalmente in lanci vari e salti. Infine, il giovedì si fa un lavoro di rifinitura e si lavora anche sullo stretching e le andature per concentrarsi e migliorare in maniera specifica la tecnica di movimento. Quest’ultimo allenamento è il più tranquillo della settimana dal momento che molto spesso la domenica si gareggia.

Queste tecniche di allenamento se ripetute con costanza portano i loro risultati. In gara però non basta avere dei buoni tempi in allenamento, devi riuscire a controllare ansia e adrenalina per gestire con sicurezza la gara.

Nella gara dei 1000 m io gestisco la performance in questo modo: primi 200 metri si cerca di capire come interpretare la gara, percepisci come sta il tuo corpo, osservi come si comportano gli avversari; dopo i primi 400 se ci sono atleti più forti, mi unisco al loro ritmo così non devo preoccuparmi di farlo io, in caso contrario mi metto davanti e cerco di aumentare il ritmo di corsa provando a creare un divario con i miei avversari.

Suona la campanella ultimo giro, “il giro della morte”, la stanchezza si fa sentire ma l’adrenalina è talmente tanta che mi sembra di volare sul tartan per dare tutto. Ultimi 200 metri che tu non ne abbia più o meno bisogna cambiare passo, non guardo la posizione ma penso al crono. Finalmente sono arrivato, dopo 3,15 minuti circa (o più o meno) sono arrivato, le gambe dolgono ma la felicità di avere migliorato il personale è tanta. Bevo mi sciacquo e chiedo al mio allenatore come è andata. Sono stanco ma di una stanchezza sana!

A volte la gara può non soddisfare ma alla fine quello che conta è divertirsi e saperlo vivere questo sport; infatti, è il saperlo vivere che te lo fa godere e diventare grandi.

Giacomo Verzillo

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